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Etica pubblica e legalità: il vento è cambiato!

Scritto da Professione Psicologo il 22/05/2014

CHANGE-MANOIl discorso di insediamento del nuovo presidente OPL ha destato un notevole dibattito, soprattutto fra gli elettori di Altra Psicologia, che si sono indignati per la semplice affermazione fatta da Riccardo Bettiga per cui in una democrazia  moderna, l’etica appartiene alla sfera individuale.

Il discorso certo era piuttosto complesso, e la fruibilità non era nemmeno facilitata dalla grande emozione che trapelava dalla sua voce. Ha cercato infatti di modificarlo e adattarlo al contesto, un po’ leggendo e un po’ andando a braccio, per non irrigidire il dialogo.    Tuttavia il concetto è importante, e questa indignazione costituisce già uno spartiacque importante fra il vecchio e il nuovo Consiglio.  L’etica è un fatto individuale, e guai se così non fosse. Nelle società democratiche e moderne si difendono istituti privati come la famiglia, nelle sue varie forme, si difendono le associazioni politiche, le religioni, i gruppi, la libera iniziativa e l’impresa ecc. proprio in questa logica. Lo Stato deve regolare e rendere possibile lo  scambio, in ambito economico, educativo, politico, proprio affinché tale libertà di esprimere la propria scelta soggettiva (etica) individuale o di gruppo, sia tutelata.

Le associazioni e le istituzioni pubbliche possono amministrare la giustizia, e nella fattispecie l’Ordine professionale si occupa di Deontologia (attraverso un codice che riguarda i comportamenti professionali ), di Tutela (attraverso l’applicazione della legge e dunque di segnalazione dei presunti abusi professionali agli organi competenti) e di promozione (quindi di qualità fondamentalmente).

La trasformazione della Commissione deontologica in Commissione Etica, della funzione di tutela in una guerra santa priva di criterio e priva di “vision” rispetto a dove sta andando il mondo, e la trasformazione della funzione di tutela e promozione dal piano dell’accreditamento, della certificazione dei percorsi, dalla costruzione di linee guida e buone prassi, alla stesura di una “carta Etica”, che – al di là del nome in sé – si è poi risolta in una pura operazione di suddivisione del campo fra scuole “etiche” e scuole ” non etiche”, hanno decisamente strutturato un “campo di significati”, che penso vada profondamente ripensato e modificato.

Questo approccio ha portato anche, inevitabilmente, alla grave conseguenza di mettere in campo dei pre-giudizi, torcendo la funzione deontologica che è la funzione fondamentale di un Ordine Professionale. Infatti le scuole e le associazioni “supposte” violare l’art. 21, senza segnalazioni e senza procedimenti disciplinari, erano state messe in condizione di non poter fruire dell’uso della sede né del patrocinio ,per le loro iniziative. Avevano quindi subito una diminuzione di prerogative, sulla base di un giudizio “etico” appunto. In realtà, il diniego di un diritto deve passare attraverso un procedimento disciplinare (e può  divenire quindi un correlato etico di un giudizio penale, come nel caso dell’interdizione dai pubblici uffici dopo una condanna), ovvero non spetta certo all’istituzione ordinistica nella sua funzione politica “bandire” i colleghi dall’uso della sede o dalla concessione del patrocinio, se non è intervenuto un procedimento  disciplinare o un altro valido motivo.

Tutti gli iscritti che pagano la quota devono poter usufruire della sede e del patrocinio, sulla base di un Regolamento che non può contenere questo tipo di pre-giudizio. Gli iscritti venivano messi in condizione di firmare l’assenso ad alcuni articoli del Codice Deontologico (l’art. 21, nel caso di uso sede e patrocinio, l’art., 4, nel caso di collaborazioni su questioni legate all’identità di genere), introducendo così una tautologia, e soprattutto un elemento non falsificabile, una discriminante impossibile, dal momento che qualsiasi iscritto, proièrio in quanto tale, è soggetto al Codice deontologico.

E’  significativo, inoltre, osservare come per molti esponenti di AP l’idea che l’etica attenga alla sfera individuale corrisponda ad una sorta di perversione.

Ma  “perversione” non è affatto il contrario di “etica”. Chi conosce il seminario VI di Lacan sa della riflessione sull’etica del Marchese De Sade. Esiste certo un’etica nella scelta perversa, così come all’opposto a volte le scelte eroiche  possono essere assolutamente illegali (pensate a Perlasca, l’eroe Perlasca che faceva i documenti falsi e violava ogni legge per salvare gli ebrei …).

Il vero nodo, su cui si infrange, sembra,  il Grimoldi-pensiero, è proprio una sorta di acritica adesione ad una idea di etica pubblica intesa  non come cultura della legalità, da articolare con il sentire e con lo spirito del tempo, in una dialettica complessa e in divenire. No, per Grimoldi –  e questo era evidente già nelle storielle del tassista napoletano e dell’albergatore svizzero –  l’etica, pubblica o privata che sia, si equivalgono, e si traducono   semplicemente in un rapporto psicologico con la norma.

Per cui c’è chi trasgredisce per il gusto di trasgredire (puro godimento “in perdita” dell’automobilista  napoletano, che addirittura sta imbottigliato nel traffico, nella corsia preferenziale, mentre nelle corsie libere si scorre tranquillamente…) e chi invece, come l’albergatore svizzero, non riesce nemmeno a interrogare il senso della norma, non riesce a ipotizzare la possibilità stessa della trasgressione, e interpreta  le intenzioni dell’interlocutore come intenzioni malevole, indici sicuri e incontrovertibili di bassezza morale.

In questa dialettica, in questo contuinuum disegnato idealmente fra il tassista napoletano e l’albergatore svizzero- dove Grimoldi peraltro non nasconde il senso di vergogna che egli prova di fronte alla reazione dell’albergatore, con ciò indicandoci dove va reperito il suo sentire etico e la sua idea di etica pubblica –  c’è proprio il vuoto filosofico e dialettico, il vuoto pneumatico di pensiero su cosa sia  la legalità, su quali rapporti complessi e non certo puramente psicologici possano intercorrere fra etica e legalità.

Per ora, comunque, sembra che l’intenzione di riprendere questo complesso e importante dibattito, ci sia.

Si volta pagina, finalmente! Vai Riccardo………

Anna Barracco

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