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IL PESO DELLE PAROLE. LE PAROLE COME PIETRE

Scritto da Professione Psicologo il 11/11/2019

Illustration of diverse characters holding up jigsaw pieces

“Se tutto quello che fate è tirare pietre, probabilmente non andrete lontano”
(B. Obama, 2019)

In questi giorni di elezioni si leggono molti articoli e diversi post che ci hanno colpito non tanto per gli specifici contenuti quanto piuttosto per i modi scelti nel comunicarli.

Il modo e la forma della comunicazione, infatti, non sono solo una questione di stile, ma come ben insegnano molte evidenze della psicologia, ad esempio quelle all’interno del contenitore teorico dell’attaccamento, la struttura della narrazione è talmente significativa da travalicare il contenuto in sé. Le scelte linguistiche che facciamo sono i marker di eccellenza di cui possiamo servirci per cogliere gli stati della mente negli esseri umani.

Ne consegue un pensiero legato e ancorato alla realtà che viviamo e al difficile periodo storico in cui ci troviamo.

Infatti, siamo ormai abituati a credere che urlando la propria contrarietà si affermi una forza che viene confusa con la certezza di saper difendere idee e proposte.

Torniamo con il pensiero ad Obama quando invitò i giovani a non cadere nella trappola di ritenere che “fare attivismo sia coltivare purezza ideologica e passare il tempo a criticare gli altri sui social network”.

In questa dinamica, siamo certi che come psicologi possiamo avere un ruolo prezioso ovvero la possibilità di intervenire e portare una proposta diversa che sottolinei la rilevanza di parole come rispetto, ascolto, confronto. Una proposta, quindi, allineata a quelle che sono le basi su cui si fonda la nostra professione.

Ed è solo questa scelta che ci consente di mettere al centro quegli strumenti relazionali che permettono la co-costruzione di un pensiero, anche critico.

Attenzione però: non vogliamo essere etichettati come “buonisti” nella peggiore delle accezioni, vale a dire inefficaci e inconsistenti. Tutt’altro. Rivendichiamo una posizione ferma che al contempo però non può prescindere dal riconoscimento dell’altro e dei suoi valori anche (e forse soprattutto) laddove diversi dai nostri.

Riteniamo quindi che chi rappresenterà la nostra categoria professionale non possa esimersi dall’entrare nel dialogo collettivo mantenendo un modo pacato e dialogante, non per questo privo di confine o labile. La rigidità e la prevaricazione ci difendono dalle nostre paure e debolezze ma la flessibilità e l’apertura sono il segno della forza e della nostra stabilità.

Auspichiamo una comunità che difenda i suoi interessi e tuteli le sue istanze portando sul campo una logica di segno diverso da quella che purtroppo si nota in alcuni momenti.

Abbiamo una possibilità da non sprecare: partecipare alle scelte politiche e sociali portando una voce che si allontana dal (purtroppo tanto contemporaneo) tentare di sdoganare il disvalore dell’altro attraverso il discredito. La possibilità di riportare la relazione al centro dell’interlocuzione.

© 2019 Professione Psicologo | C.F.: 97705510150 | Statuto | Chi Siamo | Contatti || Credits: Nicola Stella
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