Nelle ultime settimane, complice forse l’esasperazione populista del periodo elettorale, si è tornato a parlare molto di diritti umani. Sorprendentemente secondo alcuni colleghi vi sarebbero diritti facili (forse scontati?) e diritti difficili (più impegnativi, meno comprensibili?). Un po’ come se parlare di donne maltrattate, di minorenni stranieri non accompagnati sia più semplice che parlare di diritti LGBTQI: un po’ paradossale no? Il prezzo della violazione dei diritti umani include tutti, indiscriminatamente. Un cappello globale certo, ma che non nega le specificità di ogni faccia che li contraddistingue.
Infatti, una delle basi fondamentali per il lavoro sui diritti umani è il principio dell’interdipendenza e indivisibilità dei diritti stessi. Il nostro contributo, come professionisti della psicologia, oltre a vincolarci deontologicamente a lavorare senza fare differenze, può operare sia in termini di prevenzione sia di intervento sul trauma. Il trauma è spesso prodotto dalla violazione dei diritti fondamentali, è proprio per tale motivo non si può prescindere dalla conoscenza degli stessi in un’ottica di promozione, tutela e diffusione di buone pratiche basate sul rispetto dei diritti umani. Allo stesso modo, il punto di vista psicologico nel mondo dei diritti è fondamentale per comprenderne i differenti aspetti e per informare azioni di tutela, che si facciano garanti del pieno rispetto dell’altro e di noi stessi.
In questa luce, come nel lavoro clinico nessun paziente ha privilegi che altri non hanno, allo stesso modo il nostro sguardo, la nostra attenzione non può partire da classificazioni a priori riduttive (e terribilmente lesive per le persone che di quei diritti sono soggetti!) e iper-semplificative.
Proviamo allora ad immaginare un modello da cui partire.
A partire dal 2016 OPL ha avviato, primo ordine in Italia, una serie di progetti ed iniziative strategiche volte a contrastare ogni forma di discriminazione e violenza: da quella economica a quella sui luoghi di lavoro, con programmi ed eventi di sensibilizzazione, formazione e informazione, attraverso la creazione e partecipazione a reti che coinvolgono soggetti istituzionali, del privato sociale ed Enti di qualsiasi tipo che pongono la psicologia quale elemento centrale.
Il progetto sui diritti umani dell’Ordine lombardo ha avuto come scopo strategico centrale quello di favorire una nuova consapevolezza professionale e sociale sulla tematica dei diritti umani. È riuscito a creare una rete di monitoraggio, protezione, prevenzione ed intervento grazie alla quale sono stati valorizzati il ruolo e il contributo degli psicologi come mai in precedenza. L’Impegno dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia sul fronte dei Diritti umani ha dato occasione di elaborare dei format progettuali e modelli di intervento che possono utilmente essere ripresi e adottati da chiunque e cha afferrano finalmente la necessaria consapevolezza sul ruolo attivo della psicologia nei diversi ambiti di diritto.
I progetti sui diritti hanno incluso le pari opportunità, la tutela sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, i diritti della donne, la formazione mirata sviluppare conoscenze e competenze per favorire Best Practice in ambito di prevenzione e contrasto della discriminazione nei confronti delle persone LGBTQI (vedi qui: La formazione di OPL per il contrasto alla discriminazione). Per saperne di più potete consultare questo link e le immagini qui sotto: https://www.professione-psicologo.it/2014-2019-progetti-diritti/
Un elemento importante riguarda la formazione di tutti gli psicologi, non solo quella di coloro che ogni giorno lavorano con e per i diritti. Tutti i colleghi devono muoversi all’interno di una matassa normativa che va oltre la legislazione italiana e che, partendo dalle Convenzioni internazionali, arriva sino alle norme locali e alla deontologia professionale. Noi psicologi siamo tutti sottoposti a vincoli deontologici, ideologici e burocratici. Nel nostro agire professionale rientriamo anche all’interno di norme e trattati internazionali e nazionali la cui conoscenza, spesso trascurata, è invece la chiave della tutela e rispetto nei confronti delle realtà con cui collaboriamo e delle persone che usufruiscono del nostro intervento.
Infine, oltre a un principio di tutela della colleganza e dell’utenza, oggi più che mai è fondamentale parlare di efficacia delle prestazioni. A tal proposito, qualsiasi intervento psicologico dovendo collocarsi e parametrarsi alla dimensione sociale e culturale ove si declina, per poter operare efficacemente, deve conoscerne le regole, i confini e i valori che lo riguardano. Quali sono le basi di tali informazioni se non gli inquadramenti in termini di diritto e di diritti?
Lavorare con i soggetti titolari di diritto significa anche renderli sempre più consapevoli del diritto stesso: è chiaramente qui che si struttura l’analogia più forte fra il lavoro psicologico e l’intervento in tema di diritti. Promuovere il benessere di individui gruppi e comunità altro non è che un intervento di prevenzione promozione e tutela dei diritti altrui.
La conoscenza delle normative, in special modo quelle ratificate sui Diritti Umani è oggi più che mai una competenza trasversale a tutte le aree di intervento psicologico. Questo patrimonio conoscitivo e culturale è, trasversalmente ad ogni professione, una delle chiavi universali di lettura e allo stesso tempo una base su cui poggiare qualsiasi relazione, professionale e non. Importantissima nel determinare qualsiasi decisione clinica e non solo è la competenza deontologica ma, a questo proposito, è stato scritto ampiamente come la consapevolezza e la cultura in termini di diritti faciliti l’assimilazione e l’applicazione corretta dei principi deontologici.
In altre parole, conoscere i diritti umani permette, a qualunque psicologo, di lavorare meglio e in modo più tutelante per sé stesso e per gli altri.
La creazione di una Consulta per i diritti umani avrà tra i propri obiettivi in primis lo sviluppo e il potenziamento di quanto fatto sino ad ora: