Finanza e psicologia in genere hanno poco a che fare, e a meno che non siate tra i pochi che si occupano di economia comportamentale vi sarà capitato raramente di sentirli nominare nello stesso discorso.
In futuro invece non sarà raro trovarli associati perché ormai da anni, soprattutto nel mondo anglosassone, si è fatta strada una nuova modalità per valutare e finanziare interventi psico-sociali, l’ impact investing.
Ma andiamo per gradi: che cos’è l’impact investing?
Un investimento ad impatto sociale è l’erogazione di un finanziamento a un’organizzazione, un ente o un’associazione con l’aspettativa di un guadagno sociale, oltre che finanziario.
Il finanziatore cioè non misura più la bontà del suo investimento solo dal ritorno economico ma anche verificando che il prodotto o l’azione finanziata con i suoi soldi abbia prodotto un miglioramento a livello sociale, ad esempio che abbia contribuito ad affrontare efficacemente il problema sociale che c’è in una data comunità.
Perché se ne parla da pochi anni?
Se un tempo gli stati avevano maggiori disponibilità economiche e potevano provvedere autonomamente a dare copertura ai bisogni sociali, nel contesto economico odierno è più spesso il privato a farsi promotore di pratiche innovative poiché le sfide sociali sono aumentate mentre la disponibilità di fondi pubblici in molti paesi si è ridotta.
Come far fronte dunque alle crescenti esigenze sociali favorendo lo sviluppo di interventi innovativi ed efficienti e senza impiegare risorse pubbliche?
Nel primo decennio degli anni 2000 la risposta a questa domanda ha preso questa forma: investitori privati possono finanziare interventi innovativi che hanno una ricaduta misurabile sulla società, se l’intervento dimostra la sua validità allora lo Stato restituisce il denaro investito al finanziatore e comincia a sostenere quell’intervento, sviluppandolo su scala nazionale.
E da noi?
Un primo e significativo passo in questa direzione in Italia è stato fatto a fine 2018 con la creazione di un “Fondo per l’innovazione sociale” che sosterrà progetti di innovazione sociale a livello comunale secondo il meccanismo illustrato sopra (un ente privato metterà inizialmente il denaro necessario a sperimentare e poi si procederà a una valutazione dell’impatto prodotto).
Sarà questo il modo di dimostrare l’impatto sociale della psicologia in futuro?
Riteniamo di sì. E’ probabile che accanto alle più tradizionali forme di finanziamento a bando si affianchino sempre di più forme di investimento legate all’impatto sociale e come categoria dovremo diventare sempre più bravi a dimostrare il beneficio che la società trae dall’applicazione delle discipline psicologiche.
Crediamo quindi sia opportuno che l’Ordine doti la comunità professionale di servizi e strumenti a sostegno della progettazione e della valutazione d’impatto sociale.
Un primo passo è stato fatto da Professione Psicologo nella consigliatura 2014-2019 con il progetto “Il bando nella matassa” che ha selezionato e riportato sistematicamente le occasioni di finanziamento disponibili sul territorio lombardo, ma molto si può ancora fare per mettere i colleghi in rete e fornire strumenti a supporto dell’attività progettuale per dimostrare l’utilità e il risparmio che la psicologia crea quando è utilizzata per il bene sociale.
[schema tratto da Social Impact Bonds: The One Service. One Year On]