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TUTELA DELLA PROFESSIONE: FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA

Scritto da Professione Psicologo il 21/11/2019

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“l’untore! dagli! dagli! dagli all’untore!”
A. Manzoni

Articolo 8
Lo psicologo contrasta l’esercizio abusivo della professione come definita dagli articoli 1 e 3 della Legge 18 febbraio 1989, n. 56, e segnala al Consiglio dell’Ordine i casi di abusivismo o di usurpazione di titolo di cui viene a conoscenza. Parimenti, utilizza il proprio titolo professionale esclusivamente per attività ad esso pertinenti, e non avalla con esso attività ingannevoli od abusive.
Codice Deontologico degli Psicologi Italiani

In queste settimane di populistica propaganda elettorale leggiamo che, a parere di alcuni. la tutela della nostra professione non sarebbe una priorità negli indirizzi programmatici di Professione Psicologo: suona quasi un paradosso, per chi la professione della psicologia ce l’ha nel proprio nome… ma proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Non con l’ennesimo slogan, ma con qualche fatto pratico.

Mettiamo in luce due punti cruciali: 

(1) la creazione, per la prima volta, della Commissione Tutela

(2) la posizione ferma ed esplicita sui counselor


(1) LA NASCITA DELLA COMMISSIONE TUTELA

Tra le principali innovazioni apportate dal Consiglio uscente, sotto la guida del Presidente Riccardo Bettiga, vi è stata l’idea, divenuta subito realtà, di istituire un’apposita Commissione per tutela della professione di psicologo.

L’intenzione di fondo è stata quella di attribuire al tema della tutela una rilevanza istituzionale comparabile a quella disciplinare e deontologica rendendo strutturale,  condiviso e trasparente fra i consiglieri proprio uno dei principali doveri del Consiglio, tra i cui compiti, ricordiamolo, vi è la vigilanza “per la tutela del titolo professionale” e lo svolgimento di “attività dirette ad impedire l’esercizio abusivo della professione” (Art. 12 comma 2 lett. h L. 56/1989). Fino a quel momento storico la tutela era un’attività sconosciuta al Consiglio, lasciata a mero adempimento burocratico o gestita in solitaria dal presidente pro tempore.

L’impegno in tema di tutela è nei fatti un obbligo di Legge per chiunque si candidi all’Ordine, ma è con l’istituzione della Commissione Tutela, da parte della maggioranza di Professione Psicologo, che questa attività ha avuto per la prima volta un concreto riscontro operativo.

L’idea è stata presto mutuata presso i consigli di altre regioni. Oggi, a 5 anni dall’istituzione, sarebbe impensabile, soprattutto in Lombardia, pensare di tornare indietro.


CHI FA PARTE DELLA COMMISSIONE?

Spoiler alert: la Commissione include una rappresentanza della lista di maggioranza e di quella di minoranza che hanno lavorato in modo collegiale prendendo tutte le decisioni insieme.

I lavori della Commissione Tutela prendono avvio a settembre 2014, a pochi mesi dall’insediamento della consigliatura a guida Professione Psicologo. Ne fanno parte il Presidente che, in qualità di rappresentante legale dell’Ordine trasforma i lavori istruttori della Commissione in diffide, denunce e in tutte le azioni legali necessarie a contrastare l’abuso, e tre consiglieri (di cui uno della minoranza di Altra Psicologia), che con la partecipazione e consulenza ad ogni seduta di un avvocato penalista, svolgono i lavori di istruttoria, valutazione e analisi di tutte le segnalazioni di presunto abuso che giungono all’OPL.

Ad oggi l’attività della Commissione Tutela si è sempre svolta in armonia, con la condivisione di ogni decisione assunta in sede di riunione e la piena fiducia di tutti nel lavoro successivo del Presidente. Le presunte diverse sensibilità “politiche” sul tema non hanno mai trovato riscontro di fronte ai casi concreti. 

 

COSA FA LA COMMISSIONE?

La principale funzione della Commissione è quella di valutare le segnalazioni di presunto abuso della professione di psicologo per dare al Presidente tutti gli elementi e le valutazioni necessaria a procedere. (N.B. il Presidente può non partecipare direttamente a tutti i lavori istruttori poiché restano in capo a lui in ogni caso tutte le decisioni e tutte le azioni legali successive; parlare quindi di assenteismo del rappresentante legale significa non aver nemmeno compreso come si declina l’attività stessa di tutela).

La casistica ha confermato che la problematica principale in tema di tutela della professione di psicologo riguarda condotte di professionalità altre, limitrofe ai nostri ambiti (soprattutto al contesto clinico), che intercettando la domanda di psicologia, senza i titoli e  le specifiche competenze, creano un danno agli utenti e alla nostra categoria professionale.
Nel corso dell’intera consigliatura la Commissione ha valutato un numero considerevole di casi (oltre 450 casi), permettendo iniziative dirette nei confronti del segnalato e denunce all’Autorità Giudiziaria competente in oltre il  30% dei casi.

CONSULENZA AI COLLEGHI (anche futuri!)

La Commissione Tutela in questi anni ha altresì offerto un servizio di risposta a quesiti in tema di tutela ed esercizio abusivo della professione di psicologo avanzati da colleghi e da cittadini.

Piacevole sorpresa è stato poter riscontrare che la maggior parte dei soggetti fruitori del servizio dei quesiti sono giovani aspiranti colleghi, studenti o tirocinanti, che probabilmente ansiosi di “bruciare le tappe” chiedevano alla Commissione come impiegare le competenze già acquisite. La Commissione ha spesso dovuto frenare gli entusiasmi, trattandosi di persone non abilitate alla professione, ma apprezzando al contempo la sensibilità istituzionale delle future leve della psicologia che per i propri dubbi si rivolgono all’Ordine, ancor prima di entrare a far parte della comunità professionale.


(2) LA FIGURA DEL COUNSELOR: LA POSIZIONE DI OPL

Contrariamente a quanto si è voluto far percepire per propaganda elettorale, la questione del counseling e dei counselor è stata affrontata con determinazione e serietà, sempre con condivisione delle iniziative assunte da parte di tutti i colleghi consiglieri.

È stato proprio il presidente Bettiga che, nell’ottobre 2018, invitando tutti i colleghi lombardi ad esprimersi attraverso l’Inchiesta Pubblica Preliminare (IPP) del progetto di norma sulla figura del “Counselor” presso UNI – Ente Unico Italiano di Normazione, ha chiarito la posizione degli Ordini:

“[…] questa nuova professione non serve perché il “counseling” (ovvero l’attività consulenziale) è una competenza e non una professione. Ogni professione fa consulenza nel suo campo, dagli avvocati ai medici, agli infermieri, ai promotori finanziari: non si comprende su cosa dovrebbe fare consulenza questo nuovo professionista. Peraltro, nel campo delle tematiche psicologiche (di tutti gli aspetti della soggettività e delle relazioni) il consulente già esiste ed è lo Psicologo, professione già regolamentata dal 1989 e quale professione sanitaria ex legge 3/2018, con ampie garanzie per l’utenza, con un percorso formativo certo, documentabile, verificabile. Questa normazione è destinata non a chiarire ma a creare confusione e sovrapposizioni con professioni già normate (non solo la nostra) […]”

Chiunque si trovi a governare un Ordine professionale o si candidi a questo non può che considerare preminente la tutela della propria categoria. In quest’ottica la posizione condivisa tutt’oggi a livello ordinistico italiano è che il counseling sia una tecnica da ricondurre alla psicologia e alla professionalità degli psicologi. La sfida non è semplice, ma non certo persa.

Quello del counseling e delle professioni affini alla psicologia (sì perché il tanto discusso counseling è solo una delle questioni e nei fatti non è nemmeno la più diffusa o problematica, ad esempio i cosiddetti pedagogisti clinici sono un problema nei fatti più grave e numericamente più diffuso, ma ahinoi meno utilizzato politicamente) è un tema complesso che non può essere semplificato o risolto con qualche denuncia o diffida. Questi temi e queste azioni travalicano spesso le competenze dell’Ordine Regionale sfociando nelle logiche della politica nazionale e nei conflitti di poteri economici diversi e necessitano strategie diverse per essere affrontati.

Se fosse risolvibile con le attività di tutela intese come mera denuncia, come potrebbe trascinarsi in questo modo da anni?

Ciò che colpisce è che, a livello nazionale, purtroppo sembra siano stati proprio (paradossalmente) alcuni gruppi politici come Altra Psicologia a non voler risolvere il problema.

Counseling, cui prodest? Avere un problema e un nemico, serve al populismo, soprattutto in campagna elettorale.
 

LA PROMOZIONE DI UNA CULTURA PSICOLOGICA

La promozione della cultura psicologica finalizzata ad orientare l’opionione pubblica e il legislatore rappresenta oggi la più grande sfida aperta per la tutela della nostra professione. Tra la cittadinanza vi è troppa inconsapevolezza di quali siano le effettive competenze dello psicologo, spesso associato alla sola attività terapeutica e di intervento sulla patologia.

La mancanza di conoscenza induce il cittadino a cercare aiuto in altre soggettività, le caratteristiche intrinseche di negazione o di inconsapevolezza delle tematiche psicologiche spesso spnge verso professionalità ritenute “minori”, non stigmatizzate sulla psicopatologia o sul “problema” e quindi perepite come “più adeguate” alle proprie esigenze.

Professione Psicologo, a questo proposito, ideando e creando una realtà come la Casa della Psicologia, oggi è sulla bocca di tutti, ha dato un contributo unico in Lombardia e in Italia.

Grazie a Voi e al Vostro sostegno vogliamo continuare a darlo in futuro questo contributo, di tutela, quella vera!

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